Auto autonome: se le prime fossero in India?

La sorpresa in termini di auto autonome potrebbe arrivare dall’India e, in particolare, da quelle metropoli, come Bangalore, Mumbai o New Delhi, dove parlare di traffico urbano significa oggi fotografare il caos piĂą totale, con vecchi taxi e motocarri a tre ruote che si contendono le corsie – quando non ostruite da vacche sacre sdraiate a terra – prive di una credibile segnaletica orizzontale e verticale. Il Gruppo indiano Tata (che possiede, Jaguar e Land Rover due brand all’avanguardia nella connettivitĂ  e nell’automazione della guida) sta infatti sperimentando in totale segretezza dal 2013 i sistemi di guida autonoma per renderli funzionanti e operativi nel contesto della viabilitĂ  indiana.

Un report di Bloomberg News svela, al riguardo, che Tata utilizza da alcuni mesi una pista prove segreta nelle vicinanze di Bangalore dove le citate condizioni di assoluta sregolatezza del traffico sono riprodotte in dettaglio. Non solo auto, camion ciclomotori, tre ruote e bici che viaggiano sorpassandosi a destra e sinistra (in India si viaggia, come in Gran Bretagna, contromano rispetto ad Europa e Usa) ma anche pedoni che sbucano da ogni parte, animali che si rincorrono nel traffico, ma anche le citate vacche sacre – riprodotte ad hoc per la cittĂ  laboratorio – e mille altre insidie, come le terribili buche della viabilitĂ  indiana.

L’obiettivo di Tata, condiviso anche dal ‘rivale’ Gruppo Mahindra, è quello evidentemente di farsi trovare quando il mercato dell’auto dell’India sarĂ  esploso – le prospettive indicano che diventerĂ  presto il terzo al mondo, alle spalle di Cina e Stati Uniti – e il settore delle auto connesse e a guida autonoma (sono stime di Intel) avrĂ  raggiunto nel mondo un valore di 7.000 miliardi di dollari nel 2050. Bloomberg svela anche che da almeno 4 anni circola, del tutto illegalmente, sulle strade indiane una Tata Nano, l’auto da 3.500 dollari, che un’azienda satellite del Gruppo (la Tata Consultancy Services Ltd) ha trasformato in una vettura laboratorio milionaria con sensori, telecamere, radar e sistemi di raccolta e gestione dati per poter funzionare anche autonomamente nell’anarchia delle strade di Bangalore, Mumbai o New Delhi.

”La viabilitĂ  indiana è davvero una difficile sfida per l’apprendimento da parte dei computer di bordo della guida autonoma – ha detto Roshy John, un super-esperto di robotica della Tata Consultancy Services che sta conducendo i test con la Nano – anche perchĂ© queste attivitĂ  sono vietate su strada e fino ad oggi abbiamo dovuto sedere al volante dell’auto e tenerla sotto controllo anche se i sistemi possono azionare da soli sterzo, acceleratore e freni”. La stessa Tata ha appena presentato una piattaforma destinata alla guida autonoma che sarĂ  messa a disposizione anche di altri costruttori dalla nuova divisione Tata Elxsi. Quanto ‘racchiuso’ in questo progetto nato e sviluppato in India e che permette di raggiungere il livello 5 di guida autonoma (cioè quella completa che non richiede l’intervento dell’uomo) sarĂ  utile anche per le tante aziende che sono impegnate in questo ambito. ”Uno dei problemi che abbiamo nelle nostre cittĂ  – ha detto a Bloomberg Nitin Pai, senior vicepresidente e responsabile delle strategie di Tata Elxsi – è la varietĂ  dei veicoli. Il nostro sistema e’ stato alimentato con migliaia di immagini, tra cui quelle dei tre ruote per trasporto a persone che sono le piĂą difficili da leggere, ma ad oggi i nostri algoritmi per la guida autonoma riconoscono solo il 15% dei veicoli incontrati”.

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